Mero, operaio specializzato in un cantiere nautico, è un padre single. Lorenzo, il figlio nato da una relazione con una ragazza albanese, è la sua unica ragione di vita e il sogno dell'uomo è che il ragazzo diventi un campione di boxe, riscattando così la sua anonima carriera da dilettante. Per questo lo allena duramente, insegnandogli giorno dopo giorno a tirar pugni e a proteggersi dai colpi bassi della vita. L'equilibrio di questo rapporto è sconvolto dal ritorno di Denisa, la madre di Lorenzo, e dall'incontro tra il figlio e la giovane Ana. Le prove per Mero non sono finite e dovrà confrontarsi con il dolore, con i propri pregiudizi e ocn la lontananza del nostro Nord Est.
Il film inizia e le aspettative sono tante. La storia convince, la tensione è presente, il dramma si fa via via più intenso e Castellitto, come sempre, dimostra di essere un bravissimo attore, perfetto nei panni del padre di borgata Mero, che cresce da solo suo figlio e lo allena per farlo diventare un campione di boxe, investendo su di lui tutti i suoi sogni sfumati da giovane principiante. Ma al primo snodo narrativo inizia il declino della pellicola. Una sequenza di scene caotiche, personaggi portati al limite della recitazione, addirittura situazioni quasi comiche, portano ad un finale quasi scontato e che lascia l'amaro in bocca.
Da Angelini, dopo i riscontri positivi di “L’aria salata” ci si aspettava di più, cosa evidentemente sentita dal regista che però non ha saputo padroneggiare una storia troppo più grande di lui. Nemmeno Castellitto poteva compiere il miracolo.
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